August 21, 2018
Adriano Olivetti diceva: “Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva, non giovi a un nobile scopo”.
Parole mai tanto pertinenti e profetiche della realtà odierna se confrontate ai dati provvisori pubblicati dall’ISTAT lo scorso 31/05 (scarica il link http://bit.ly/archivio-istat-disoccupati-2018).
Nonostante si ravvisi una crescita dell’occupazione del + 0,3%, il tasso di disoccupati si mantiene stabile al 11,2%, mentre sale il numero dei giovani senza lavoro.
Se a febbraio 2018 il tasso di disoccupazione giovanile era del 32,8%, ad aprile è salito al 33,1%.
Su base annua, diminuiscono gli occupati nella fascia 25-49 (-191.000), a differenza degli over 50 (+328.000) e di quelli nella fascia 15-24 (+78.000).
Tuttavia, tenuto conto che all’interno di quest’ultima fascia non sono compresi i giovani inattivi (che non hanno né cercano un lavoro in quanto impegnati nello studi), almeno un giovane su 10 è disoccupato.
Sul fronte degli occupati, la percentuale delle persone in cerca di lavoro è aumentata ad aprile dello 0,6%.
Il tasso di inattività tra i 15 ed i 64 anni invece scende al 34,0%.
Buone notizie per la sfera femminile: aumentano le occupate femminili (+ 52.000), mentre il numero degli occupati maschili resta invariato.
La crescita interessa principalmente gli ultratrentacinquenni (+ 77.000), toccando essenzialmente i dipendenti a termine (+59.000), i dipendenti a tempo indeterminato restano invece stabili e calano gli indipendenti (-255.000).
Crescono anche i lavoratori on demand, i cd. lavoratori “alla spina”, generazioni della gig economy (che si potrebbe tradurre come l’economia dei “lavoretti”), ossia i freelance, pagati solo ed esclusivamente a prestazione, liberi di lavorare quando e se ne hanno voglia e tempo, senza dover sottostare ai rigidi orari d’ufficio, che trovano le offerte di lavoro collegandosi a un sito o a un’applicazione dello smartphone. Sono lavoratori sprovvisti delle necessarie tutele e ammortizzatori sociali, talvolta senza neppure un contratto, ma per i quali il nuovo governo nascente si propone di offrire un salario minimo orario, maggiori tutele e minori precarietà (riders, fattorini, dogsitter, babysitter ne sono solo un esempio).
Quali sono le regioni italiane con il maggior tasso di disoccupazione?
Secondo l’Eurostat (l’ufficio statistico dell’Unione Europea) la Calabria si aggiudica la maglia nera, avendo registrato nel 2017 il 55,6%, seguita dalla Campania, con una percentuale di disoccupati del 54,7% e la Sicilia, con il 52,9%.
In netta controtendenza, la provincia autonoma di Bolzano vince la medaglia d’oro come regione più virtuosa, con un tasso di disoccupazione più contenuto.
E in Europa invece? Dove ci collochiamo?
Le medie italiane sono ancora troppo misere ed insoddisfacenti se confrontate con alcuni Paesi europei, dove la distanza è tuttora molto ampia e indeterminata. Il dato migliore è quello della Germania, con una disoccupazione giovanile minima del 6,8%, seguita dalla Repubblica Ceca con un tasso di disoccupazione del 7,9% ed i Paesi Bassi con l’8,9%.
Peggio dell’Italia ci sono solo la Spagna, con una percentuale di giovani disoccupati del 38,6%, e la Grecia, con il 43,6%.
IL MECENATISMO DI MARIA DE FILIPPI: Nuovo governo a parte, il tema del lavoro, specie quello giovanile, è molto caro in televisione a Maria De Filippi. Dai contratti che ogni anno vengono sfornati ad “Amici” per premiare gli allievi più meritevoli e che dalla stagione successiva entreranno nella sua scuderia in veste di professionisti, anche il salotto di “Uomini & Donne”, da quest’anno, è diventato particolarmente sensibile al tema del lavoro, con le popolari e celeberrime “dirette Facebook”. Ecco allora che all’interno della trasmissione si apre un siparietto dove titolari di ditte e aziende fanno espresse richieste di personale: che si tratti di muratori acrobatici, commessi, baristi, pizzaioli, carrozzieri, sarti etc, chiunque risponda ai requisiti può sperare di dare una svolta alla propria vita lavorativa.
E, a giudicare dai riscontri ricevuti, questa formula è risultata vincente: 15.000 i curricula visionati, oltre 368 i posti di lavoro garantiti. Insomma, non solo storie di vita, ma anche tante offerte di lavoro.
Anche la finanza agevolata mette in campo strumenti che possono incentivare la crescita dell’occupazione e dare una sferzata alla competitività aziendale.
In primis il contributo per l’attivazione di percorsi di alternanza scuola – lavoro: L’iniziativa è promossa dalla Camera di Commercio e si rivolge a micro, piccole e medie imprese operanti in tutti i settori economici. Scopo di tale intervento di finanza agevolata è favorire un rapporto concreto fra mondo della scuola e mondo imprenditoriale, incentivare l'inserimento di giovani studenti in percorsi di alternanza scuola-lavoro e promuovere l'iscrizione delle imprese operanti in tutti i settori economici nel Registro nazionale per l'alternanza scuola-lavoro (clicca per scaricare il regolamento della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Brescia).
Il contributo prevede il riconoscimento di un rimborso spese a fondo perduto a favore dell'impresa ospitante, modulato come segue:
I percorsi di alternanza scuola lavoro dovranno essere attivati e terminati nel periodo dal 1.1.2018 al 31.7.2018. Saranno ammessi al contributo anche i periodi di alternanza scuola lavoro riferiti all'anno scolastico 2017/2018 attivati prima del 1.1.2018 il cui svolgimento sia terminato successivamente al 1.1.2018.
La presentazione delle domande di contributo previsto dal presente bando deve avvenire telematicamente esclusivamente tramite accesso all'apposito sito web www.registroimprese.it , seguendo il percorso informatico indicato, da “contributi alle imprese”, fino a “spedizione della pratica”.
Il termine di conclusione del procedimento amministrativo di liquidazione del contributo richiesto è fissato in 18 mesi, decorrenti dalla data di chiusura dei termini di presentazione on line delle domande di cui al p. 2 del Regolamento di cui sopra.
Le istanze di contributo vanno presentate da martedì 25 settembre 2018 a martedì 2 ottobre 2018 solo dalle ore 9 e fino alle 16.
In secondo luogo, un altro strumento che può permettere alle PMI di ottenere degli sgravi e premiare la specializzazione, è il credito di imposta ricerca & sviluppo, ossia un bonus alle imprese per sostenere investimenti di almeno € 30.000,00 negli anni 2016, 2017, 2018, 2019 e 2020 nel settore della ricerca e dello sviluppo. In tal modo offre loro la possibilità di recuperare il 50% delle spese sostenute, attraverso un credito che potrà essere compensato con altri debiti mediante il modello F24. Tale incentivo stimola la spesa privata in progetti di Ricerca e Sviluppo per innovare processi e prodotti e garantire la competitività futura delle imprese.
1. il Credito d’imposta R&S spetta a:
Ottenimento di un credito d’imposta del 50% su spese incrementali in Ricerca e Sviluppo, riconosciuto fino a un massimo annuale di € 20 milioni per beneficiario e computato su una base fissa data dalla media delle spese in Ricerca e Sviluppo negli anni 2012-2014. Il credito d’imposta può essere utilizzato, anche in caso di perdite, a copertura di un ampio insieme di imposte e contributi (ad esempio nella fattispecie, per compensare tramite i modelli F24 le ritenute sui redditi di lavoro dipendente).
Sono ammesse le seguenti spese:
Il credito d’imposta ricerca e sviluppo si ottiene in maniera automatica: basta indicare i costi sostenuti nella dichiarazione dei redditi. Il bonus potrà poi essere utilizzato come credito per l’anno successivo e compensato con altri debiti tramite modello F24.
Credit Team Srl a Brescia è particolarmente attenta ad aiutare e sostenere le PMI lombarde a creare nuove opportunità di lavoro per costruire un futuro solido tramite la Finanza Agevolata
In fin dei conti il lavoro è ancora il mezzo migliore di far passare la vita.
- Gustave Flaubert
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